martedì 11 maggio 2010

Sù Ming 17, Le lune urlanti e l’editore Casotti: preludio alla tormenta di merda, «Super Pulp», n.12, Dicembre 2010, pp.5-12.

Si è molto discusso negli ultimi mesi riguardo al valore letterario de Le lune urlanti di Arturo Tinajero.

C’è chi ha affermato che si tratta di un esordio un po’ acerbo, ma nel quale l’autore mostra grandi potenzialità.

C’è chi l’ha descritta come un’opera ingenua e di un manierismo nauseante.

C’è chi l’ha definito semplicemente un romanzo orrendo.

C’è chi si è spinto più in là e lo ha apostrofato come “una fuffa indigeribile”.

Infine, c’è chi si è chiesto se abbia ancora senso parlare di valore letterario quando un romanzo prevede il futuro, o determina il futuro, o parzialmente lo prevede e parzialmente lo determina, in maniera così precisa ed evidente.

Io credo piuttosto che, dopo l’uscita de Le lune urlanti, bisognerebbe riflettere sull’opportunità di ridefinire i canoni del valore letterario.

Per sviluppare una riflessione costruttiva è indispensabile soffermarsi sul destino editoriale di quest’opera e sulle vicende biografiche del suo editore originario, figura enigmatica quasi quanto quella di Arturo Tinajero.

Le lune urlanti viene pubblicato per la prima volta nel Maggio del 2008 per i tipi di Maximum Fax, piccola casa editrice romana con una distribuzione pressoché nulla. Maximum Fax indica già nel nome la propria linea editoriale: il rifiuto categorico di tutta la narrativa minimalista e la predilezione, invece, per le storie massimaliste, che non solo raccontano avvenimenti di proporzioni nazionali, continentali, planetarie o, ancora meglio, interplanetarie, ma che lo fanno con uno stile barocco, ridontante, virtuosistico o, talvolta, perfino aulico.

Maximum Fax viene fondata a Roma nel Febbraio del 2006 da Alessandro Casotti, nato ad Asiago in provincia di Vicenza il 7 Marzo del 1971. Casotti proviene da una famiglia benestante, proprietaria di numerosi immobili nel vicentino. Il padre di Casotti, Luciano, è un dentista, la madre, Eva, non lavora, ma si dedica con tutta se stessa alla promozione della cultura nell’Altopiano asiaghese, organizzando letture pubbliche, concerti di musica classica e dibattiti filosofici. Il fiore all’occhiello della signora Casotti, però, è il suo salotto, uno dei meglio frequentati del nord Italia. Almeno una volta alla settimana vi si possono incontrare lo scrittore Mario Rigoni Stern e il regista Ermanno Olmi, entrambi residenti nell’Altopiano, ma innumerevoli sono le visite di intellettuali provenienti dal resto della penisola come, ad esempio, Umberto Eco, Pietro Citati, Carla Benedetti, Grazia Cherchi, Roberto Calasso, Oriana Fallaci, Fernanda Pivano, Giovanni Rana, Enzo Siciliano, il filosofo Mario Perniola, i critici cinematografici Roberto Escobar e Lorenzo Pellizzari e l’ antropologo catanese Giovanni Barabba. Il salotto dei Casotti ha l’onore di annoverare anche ospiti internazionali come lo scrittore e sceneggiatore messicano Juan Rulfo, il vate della letteratura albanese Ismail Kadaré e il poeta post-situazionista tedesco Franz Zickler.

Durante i veri e propri eventi che sono le riunioni serali nel salotto dei Casotti, la signora Eva costringe il piccolo Alessandro a starsene chiuso nella sua camera da letto, sotto il controllo della cameriera Linda. Il bambino non mostra segni di insofferenza, ma questa costrizione avrà delle conseguenze. Negli anni della sua adolescenza, quando sua madre lo inviterà ad unirsi agli illustri ospiti del loro salotto, Alessandro declinerà sempre l’invito e proverà repulsione per qualsiasi cosa che abbia a che fare, anche lontanamente, con la cultura.

Dopo aver conseguito il diploma di scuola media inferiore con il massimo dei voti, Alessandro Casotti si iscrive al Liceo Scientifico. Il suo rendimento scolastico peggiora notevolmente. Per i primi quattro anni del liceo viene sempre rimandato a settembre. Durante questo periodo non legge nemmeno un libro, soltanto riviste automobilistiche. Passa i pomeriggi a parlare di automobili e a bere birra con il suo amico Enrico Zanini, detto Il Gomma, che lavora come apprendista in un’officina meccanica. Respinge gli inviti ad uscire di ben nove ragazze. Una di loro, per vendicarsi, diffonde il pettegolezzo secondo il quale Alessandro le ha confessato di essere omosessuale. In quinta superiore, nonostante le pressioni esercitate sui professori dalla sua famiglia, non viene ammesso agli esami di maturità. Ad agosto i suoi genitori vanno a Formentera per tre settimane e lo lasciano ad Asiago con la sola compagnia della cameriera Linda. Nelle loro intenzioni questa sarebbe una punizione, ma in realtà Alessandro non potrebbe ricevere un regalo più gradito. Linda e il futuro editore Casotti hanno una relazione sessuale clandestina da quando lui aveva tredici anni. Ora possono spassarsela per tre settimane intere senza la paura di essere scoperti. A Ferragosto, mentre i due stanno facendo sesso su uno dei tappeti indiani della sala da pranzo, qualcuno suona il campanello. Si rivestono in fretta e furia, per paura che i signori Casotti siano rientrati in anticipo. Quando Linda va ad aprire si trova davanti il poeta Franz Zickler. Zickler chiede dei genitori di Alessandro e la cameriera risponde che sono in vacanza. Zickler rimane fermo davanti alla porta, si gratta la testa e guarda un punto qualsiasi sospeso nel vuoto. Poi domanda, oggi non è il quindici settembre, vero? e senza dare il tempo alla donna di rispondere aggiunge, mi sa che ho sbagliato mese. Alessandro raggiunge il poeta e la cameriera sull’uscio di casa. Conosce Franz di vista, ma non gli ha mai rivolto la parola. Lo invita a pranzo. Questo incontro avrà un peso fondamentale per la pubblicazione de Le lune urlanti. Zickler ha solo ventitre anni ed è un grande conversatore. Il giovane Casotti ne è affascinato. Si interessa soprattutto alle storie su un avo di Franz, un misconosciuto critico letterario e storico tedesco, Sigfrid Zickler. Quella sera Alessandro, Linda e Franz vanno al cinema. Cenano insieme in un ristorante sul lago Spillek. Bevono molta grappa. Franz Zickler dorme a casa Casotti, ma la abbandona prima che i suoi ospiti si sveglino. Lascia sul letto un dattiloscritto intitolato Quando Achille ucciderà i sogni di Amleto. Il ritorno della cultura violenta e lo svelamento del passato obnubilato di Sigfrid Zickler. Sopra ai fogli c’è un bigliettino che dice, Un piccolo dono in cambio di un’ospitalità suntuosa. Il dattiloscritto è frutto di una traduzione piuttosto grossolana (dal tedesco all’italiano), ma il futuro editore Casotti ne è rapito. Lo legge sedici volte, ma questo non fa nascere in lui una passione per la lettura: rimane convinto che la quasi totalità dei libri siano una grossa perdita di tempo. Prima della fine dell’estate Franz Zickler muore per provare a una ragazza il suo amore. Casotti lo verrà a sapere a distanza di quasi due decenni da Arturo Tinajero.

L’anno successivo Alessandro si diploma con la votazione di 40/60. I genitori sono ancora più delusi che dopo la bocciatura, ma continuano ad avere fiducia in lui. Probabilmente grazie a una raccomandazione, Alessandro riesce ad accedere al Politecnico di Torino, alla facoltà di Ingegneria meccanica. Il ragazzo chiede che Linda, all’epoca trentunenne, lo segua in Piemonte, per badare alla pulizia dell’appartamento che i genitori gli hanno regalato. Luciano ed Eva acconsentono. Linda naturalmente è d’accordo. Dopo due anni, i signori Casotti vengono a conoscenza del rapporto tra la cameriera e loro figlio (che non saprà mai come abbiano fatto a scoprirli) e decidono di denunciare la donna per adescamento. Alessandro minaccia i propri genitori di denunciarli per pedofilia. I genitori, in parte preoccupati e in parte disgustati dalla reazione del figlio, lo informano che se non si separerà dalla cameriera verrà diseredato. Il ragazzo si mostra inflessibile e rimane con Linda. I genitori gli dicono di non farsi vedere mai più. Il ragazzo risponde che diseredarlo è immorale. Loro ribattono che, in tal caso, spenderanno tutto prima di morire.
Ad Alessandro rimangono l’appartamento di Torino e un conto personale di trecento milioni di lire. Una truffa alla nigeriana riduce il suo patrimonio da trecento milioni a duecento. Alessandro è così intimorito dai truffatori che non segnala il fatto alle autorità. Frequenta l’università per altri due anni, senza sostenere nemmeno un esame, dopodichè, vende l’appartamento di Torino e si trasferisce a Roma insieme a Linda. I due, soggiogati dal mito della Dolce Vita, dilapidano velocemente il loro capitale. Sono costretti a trasferirsi dal quartiere Prati alla periferia di Centocelle. Linda riprende a lavorare come cameriera, ma i suoi guadagni non sono sufficienti per il tenore di vita della coppia. Una mattina di Luglio, mentre sta andando a pulire un’abitazione, Linda viene fermata da un uomo che le propone di lavorare come spogliarellista al Blue Moon. Ma come le viene in mente? chiede la donna. Io ho occhio per queste cose, risponde l’uomo. E così Linda cambia lavoro, ma non dice niente al suo partner. Alessandro non nota o finge di non notare gli strani orari lavorativi della fidanzata. Intanto investe tutto quello che gli è rimasto in una società che gestisce un pub nel quartiere universitario di San Lorenzo. Gli affari vanno bene e una sera, per festeggiare, Alessandro e i suoi soci si concedono una serata al Blue Moon. Quando Linda fa la sua apparizione sul palco gli eventi precipitano. Alessandro si lancia su di lei, i buttafuori si lanciano su Alessandro, Linda si lancia sui buttafuori. Alla fine la coppia torna a casa insieme. Discutono. Le risposte della donna sono così acide, e cattive, e violente, che lui decide di lasciarla. Linda se ne va quella notte stessa. Quando Casotti tornerà al Blue Moon, uno dei buttafuori gli rivelerà che Linda intratteneva una relazione con un industriale russo già da un mese prima della loro separazione. Intanto il pub di San Lorenzo continua a produrre utili. Alessandro e i suoi soci, che all’inizio si sono impegnati a lavorare come baristi e camerieri del locale che gestiscono, ora assumono dei dipendenti e si dedicano a tempo pieno prima al consumo e poi allo spaccio di cocaina, un business, all’epoca, in crescita. Il volume degli affari in un primo momento si incrementa, ma poi le cose si mettono male. Il traffico di cocaina viene a galla grazie alle indagini congiunte di poliziotti e finanzieri. Alessandro finisce in galera, ma in qualche modo riesce a uscirne. I suoi genitori pagano le spese legali e la cauzione, ma attraverso l’avvocato gli fanno avere il seguente messaggio: non farti mai più rivedere, per nessun motivo. L’avvocato, inoltre, gli consegna un libretto postale a nome Alessandro Casotti sul quale sono depositati cinquantamila euro. È il Gennaio del 1996, da quel momento le tracce di Alessandro si perdono per quasi nove anni. Lui sostiene di aver diretto, in quel periodo, una società di trasporti nell’America Latina, ma quando ne parla si mantiene sul vago, come se avesse paura di rivelare qualcosa di compromettente. In ogni caso, fa la sua ricomparsa a Roma, nell’autunno 2005: ha perso i capelli, si veste di nero e va in giro su una Jaguar Roadster del 1956. Annuncia l’apertura della casa editrice Maximum Fax al Maurizio Costanzo Show, quando ormai però lo show va in onda soltanto sul digitale terrestre e ha un seguito molto ridotto. Quando Costanzo gli chiede come gli sia venuto in mente di aprire una casa editrice e perché l’abbia chiamata Maximum Fax, Casotti sembra sviare la domanda. Sto frequentando una ragazza, dice. Ma ci parli della Maximum Fax, lo interrompe Costanzo. Beh, era proprio quello di cui volevo parlarle, dice Casotti sorridendo, insomma, le dicevo, sto frequentando questa ragazza, Veronica Daino, una ragazza molto colta: si è laureata con una tesi sul cinema delle Germanie divise e scrive poesie, fa anche la traduttrice, dall’inglese e dal tedesco, per la casa editrice Minimal. La casa editrice romana che pubblica Carver, interviene Costanzo. Certo, risponde Casotti, e proprio Carver sta al centro di questa storia. Lei è un fan di Carver? chiede Costanzo. No, è Veronica che è un fan di Carver, io non leggo molti libri, ma Veronica è estremamente testarda e mi ha costretto a leggerlo. Quali libri preferisce? chiede il conduttore. In linea di massima io non leggo libri, risponde Casotti. Costanzo a questo punto ride, coprendosi la bocca con la mano, ma senza sforzarsi di attenuare la risata. Eh, sospira il conduttore, scusi se glielo dico, ma mi sento in qualche modo in dovere di farle presenti i problemi che andrà ad affrontare nella sua nuova attività, cioè, non si può fare l’editore se non si legge, mi pare ovvio. Casotti stringe il nodo della cravatta con un gesto elegante e sorride di nuovo in direzione di Costanzo (il suo è un sorriso benevolo, un sorriso rilassato, un sorriso che sembra preludere a un futuro radioso) e dice, un editore deve essere sostanzialmente un incompetente di talento, e deve lasciar esprimere il talento degli altri, come ogni manager d’azienda del resto, dovrebbe fare questo, limitarsi a far sbocciare il talento degli altri, venerando questo talento come se fosse il Graal. Eh, eh, fa Costanzo, è una visione romantica la sua ma… il progetto, ci vuole un progetto sa, ci parli del suo progetto, se ne ha uno. Certo, risponde Alessandro Casotti, le raccontavo di Carver, ho letto tutti i suoi libri, tutti: racconti, poesie, saggi. E le sono piaciuti? I saggi e le poesie non mi sento di giudicarli, comunque erano abbastanza gradevoli, per essere dei saggi e delle poesie intendo, ma i racconti no, non mi sono piaciuti, non succede niente in quei racconti. Costanzo fa oscillare leggermente la testa e chiude gli occhi, per una frazione di secondo, come a dire con chi mi tocca parlare oppure come ci sono finito qui, sul digitale terrestre o anche non ho più l’età per certe cose. Poi si rivolge a Casotti: magari non è di suo gusto, ma io ci penserei un po’ su prima di sparare sentenze del genere, cioè, comunque Carver è considerato uno dei grandi della letteratura, è uno che parla della vita comune, questo sì, ma poi sotto ci sono tutta una serie di problematiche più profonde, che magari chi non ha una letto molti libri ha difficoltà a cogliere, cioè, le voglio dire, è un tipo di scrittura che sembra semplice ma che è anche molto raffinata alla fine, eh… L’editore guarda Costanzo un po’ di traverso, poi china il capo. Il conduttore fa spallucce, quasi come se si scusasse per aver messo in evidenza le lacune del proprio ospite. A quel punto, Casotti rialza la testa. Sta sorridendo per la terza volta, il suo è un sorriso larghissimo, che a differenza di quello precedente non invita i telespettatori (quelle poche decine di telespettatori che seguono il programma) a marciare con lui verso un futuro radioso, ma sembra piuttosto annunciare un futuro radioso e atroce insieme, verso il quale i telespettatori saranno costretti a dirigersi a passo marziale.

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