lunedì 24 maggio 2010

Sù Ming 17, Le lune urlanti e l’editore Casotti: preludio alla tormenta di merda, «Super Pulp», n.12, Dicembre 2010, pp.12-17.

Lei sorride, mi sembra che abbia qualcosa da dire, lo dica pure, fa Costanzo. Non vorrei apparire scortese o essere inutilmente polemico, dice Casotti senza smettere di sorridere. Prego, prego, non si preoccupi. Ok, allora, prima di tutto, lei mi prende per uno sprovveduto: non sarò un grande lettore, ma sono perfettamente in grado di capire che Carver scrive bene, meravigliosamente bene, se è per questo, ma il suo problema è che non rischia mai, mai, si ferma sempre prima di avere il tempo di dire qualcosa; Carver, e con lui i suoi personaggi, è terrorizzato, ma la sua non è semplice paura, è più che legittimo avere paura, anzi, sarebbe stupido non averne, però quella di Carver è una paura vigliacca, è la paura di avere paura, che gli fa scrivere quelle storielline esili esili e inutili, che ci fanno sentire tanto intelligenti solo perché sembrano dire chissà cosa, ma in verità non ci rivelano nulla, tranne forse che il loro autore mentre scrive se la sta facendo sotto. Non le sembra di esagerare, interviene Costanzo, e poi non riesco a capire ancora il legame tra quello che mi sta raccontando e la decisione di aprire una casa editrice. Guardi, per me, spiega Casotti, scrivere equivale a ridere in faccia alla morte e per farlo bisogna realizzare opere di grande respiro con figure eroiche in grado di sfidare il sentire comune, eroi che sono in grado di martoriare il cadavere del nemico davanti agli occhi del padre di quest’ultimo, senza sentirsi in colpa, sfidando il giudizio degli uomini e degli dei, è questa la letteratura che voglio pubblicare. Costanzo ora cerca di rispondere, ma vedendo Casotti alzarsi in piedi e riprendere a parlare, si blocca. Che senso hanno, continua l’editore, quelle storie che non fanno altro che ricordarci la miseria quotidiana, che non fanno altro che giustificare i deboli e i vigliacchi, di cui sono un perfetto esempio i raccontini di Carver, raccontini che già è tanto se sono in grado di ridere in faccia a un sonnellino pomeridiano, figuriamoci alla morte. L’enfasi con cui Casotti argomenta la sua tesi appare del tutto fuori luogo. Gli altri due ospiti dello show, la giovane attrice italiana Carolina Crescentini e il quasi altrettanto giovane poeta svizzero Flavio Stroppini, ridacchiano. Costanzo dice, apprezzo la passione, ma al suo posto sarei un po’ più moderato nei giudizi. Casotti chiede scusa e si risiede. Per il resto della trasmissione rimane in silenzio, fatta eccezione per alcune risposte monosillabiche (sì, no, boh) a domande che gli vengono poste per pura formalità, dato che ormai appare chiaro a tutti nello studio televisivo che Casotti non è altro che un parvenu destinato a scomparire dalla scena abbastanza velocemente e senza suscitare clamori, considerazione che, se non fosse stato per Le lune urlanti, avrebbe fuor di dubbio trovato riscontro nella realtà.
L’avventura editoriale di Casotti comincia a tutti gli effetti nell’Aprile 2006 con la pubblicazione contemporanea di tre titoli che, a dispetto delle dichiarazioni rilasciate al Maurizio Costanzo Show, non sono romanzi, ma saggi. Il testo più curioso è senz’altro L’amore ai tempi del didgeridoo, un reportage sul rituale di innamoramento tra gli aborigeni della regione australiana del Barindji che si basa appunto sull’utilizzo del didgeridoo, uno strumento musicale che consiste nella sua forma originaria in un ramo di eucalipto scavato dalle termiti, ma che può essere realizzato con diversi materiali. I’m not a princess, I’m not a whore ha dei punti in comune con L’amore ai tempi del didgeridoo: ha anch’esso la forma del reportage ed è incentrato su storie d’amore. Le protagoniste di questo titolo sono ragazze omosessuali di Napoli, Roma e Milano che, oltre alle tendenze sessuali, condividono l’appartenenza al mondo Emo. Il terzo libro si distacca dai primi due, sia per le tematiche che per l’approccio metodologico. Il suo titolo è Rabbia Coatta ed è uno studio corredato da cifre e statistiche sul contributo al benessere sociale dell’Italia offerto dalla destra militante extraparlamentare nell’ultimo decennio. Il primo titolo è una traduzione di Didgeridoo’s Love dell’illustratrice di favole per bambini australiana Arabella Percy, il secondo è firmato dalla scrittrice milanese di horror erotici Lucia D. e il terzo è opera di un certo Elia Sarfatti, occupante di Casa Pound (il centro sociale di destra) e ultrà diffidato della Curva Nord. Le prime pubblicazioni di Maximum Fax ricevono diverse recensioni sulle testate nazionali, ma la scarsa distribuzione – i volumi sono reperibili, in un numero limitato di copie, solo presso le Feltrinelli e le Fnac, anche se possono essere ordinati in qualsiasi libreria – non favorisce le vendite. Il miglior risultato lo ottiene Rabbia Coatta, grazie allo strascico di polemiche su internet e su Alias (l’inserto culturale del Manifesto) susseguente all’occupazione della sede di Maximum Fax da parte dei giovani dei centri sociali di sinistra romani che reputano la pubblicazione del libro di Sarfatti un atto anticostituzionale e accusano Casotti di essere un fautore della riabilitazione del fascismo. Il totale delle vendite della casa editrice nel 2006 (anno in cui non usciranno altri titoli) non arriva alle tremila copie. Nel 2007 Maximum Fax pubblica ventisei titoli, tutti romanzi, uniti tra loro da due elementi: la fantascienza e l’esaltazione di valori veterofascisti quali la violenza, lo spirito di corpo, il sacrificio e la repulsione per il diverso, repulsione che è indirizzata nella quasi totalità dei casi a ripugnanti razze aliene o a non morti di vario genere, dietro ai quali però si possono facilmente riconoscere, a seconda del romanzo, gli ex-democristiani, i cinesi, gli americani, i capitalisti, i comunisti, gli ebrei, gli anziani e addirittura, nei due libri a firma di Gabriele Carmagnoli, pugliese di Andria, attualmente sceneggiatore di Un posto al sole, le donne e i bambini. Nel 2007 i titoli di Maximum Fax non sono affatto presenti in libreria, si possono acquistare, solo previa ordinazione, nei punti vendita Feltrinelli e Fnac e via internet sul sito della casa editrice. I ventisei romanzi vengono ignorati dalla stampa nazionale, alcune recensioni appaiono su quotidiani regionali, con buona probabilità ad opera di amici e parenti degli autori. Di Maximum Fax si occupa anche qualche blog di fantascienza, che però ne denigra le pubblicazioni - la cui qualità non è eccelsa ma tutto sommato nella media della narrativa fantascientifica italiana - a causa del loro orientamento politico ideologico. Nel Gennaio 2008, Casotti, forse convinto che i suoi insuccessi siano dovuti all’ostruzione delle lobby culturali di sinistra, decide di pubblicare il romanzo del blogger Trotsky, Il Grande Vecchio, destinato a scatenare chiassosi dibattiti che si estenderanno dall’ambito giornalistico e accademico a quello più strettamente politico, tanto che ben due sedute del Parlamento verranno dedicate al libro.
Nella prima parte de Il Grande Vecchio viene spiegato come i soldati italiani dati per dispersi nella Campagna di Russia in realtà non siano morti, ma si siano fermati a vivere in Unione Sovietica ed abbiano abbracciato con entusiasmo gli ideali comunisti. La seconda parte descrive con la struttura di un giallo le indagini di un detective sugli omicidi dei parlamentari (che muoiono tutti senza che il detective e le forze dell’ordine e i servizi segreti riescano a identificare l’assassino o a prevenire gli omicidi) dell’Italia del 2007. Nella terza parte viene scoperto che gli assassini non sono altro che i fantasmi dei soldati dati per dispersi in Russia durante la Seconda Guerra Mondiale, guidati dal Grande Vecchio. Nella quarta parte i fantasmi conquistano la Repubblica Italiana con grande soddisfazione della popolazione e dei governanti delle altre nazioni e instaurano un regime libertario che viene chiamato Comunismo Mistico. Nella quinta e ultima parte c’è una doppia, quasi tripla, rivelazione: il Grande Vecchio è il fantasma di Aldo Moro il quale dichiara di essere stato in vita l’eminenza grigia delle Brigate Rosse e che il suo omicidio altro non era che parte del rituale che ha permesso a lui e ai dispersi della campagna di Russia di tornare sulla Terra sotto forma di fantasmi. La postfazione illustra un complesso rapporto tra le Brigate Rosse e alcune sette esoteriche del passato, la prima delle quali è quella dei Pitagorici.
Nonostante il clamore che accompagna la sua uscita, Il Grande Vecchio non vende più di cinquemila copie, un risultato incoraggiante per un editore piccolo come Maximum Fax, ma insufficiente a Casotti per fronteggiare i suoi creditori.
Sempre a Gennaio, Alessandro Casotti licenzia tutti i suoi dipendenti, fatta eccezione per la segretaria Ingeborg Moëller, ventiquattrenne tedesca laureata in letteratura italiana all’università di Berlino. Pur essendo intenzionato a non pubblicare più alcunché, continua a pagare l’affitto dell’appartamento al pian terreno di via Isonzo 57, dove ha sede la Maximum Fax, e trascorre le giornate chiuso nel suo ufficio a leggere manoscritti di aspiranti scrittori. Dato che non le viene affidata alcuna mansione, la Moëller inizia a sospettare che l’editore sia impazzito e decide di rassegnare le dimissioni. Casotti le spiega che a causa di accordi presi con i suoi creditori (che l’editore però chiama finanziatori), di cui non può svelare la natura, la casa editrice dovrà rimanere in piedi, almeno formalmente, fino ai primi di Luglio e la prega di non abbandonarlo. Le propone, inoltre, di coadiuvarlo nella lettura dei manoscritti e le offre un aumento. Quando Ingeborg gli chiede a quale scopo dovrebbero continuare a visionare i testi se non hanno la possibilità di pubblicarli, Casotti risponde che per puro spirito filantropico, o per amore della letteratura, potranno segnalare i migliori a qualche altra casa editrice. Inge è ancora più convinta che l’editore abbia qualche rotella fuori posto, ma per pietà – come spiega nel suo libro Maximum Fax. Una casa editrice ai margini della storia, Fandango Libri, Roma, 2010 – decide di rimanere al suo fianco, rifiutando però l’aumento di stipendio. Il tre di Marzo Casotti sottopone un testo all’attenzione della sua segretaria. La Moëller, dopo aver letto scrupolosamente, dice che secondo lei il testo presenta qualche spunto interessante, ma che la qualità della scrittura è pessima e la trama è troppo contorta. Quindi nessuna casa editrice sarebbe disposta a pubblicarlo? le chiede Casotti. Nemmeno a pagamento, risponde la Moëller. Come pensavo, dice l’editore, allora dovremo pubblicarlo noi. La serietà con cui l’editore pronuncia questa frase non ammette repliche, ricorda la Moëller nel suo libro. Casotti aggiunge: ho delle risorse, so dove trovare dei finanziamenti, ma dobbiamo farlo arrivare in libreria a Maggio. Perché tanta fretta? chiede la segretaria e mentre lo chiede vede negli occhi dell’editore una luce strana, una luce che, forse per la suggestione, forse perché realmente ha quel colore, scrive la Moëller, le sembra dello stesso rosso delle spade laser di Guerre Stellari, come se dalle pupille dell’editore, da un momento all’altro, dovessero venire fuori dei raggi inceneritori. Quando Casotti le risponde, perché d’estate la gente non legge, perché d’estate la gente va al mare, Ingeborg tira un sospiro di sollievo e si ripromette di non fare altre domande riguardo alla pubblicazione del manoscritto. Il manoscritto in questione è Le lune urlanti di Arturo Tinajero.

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